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vicendeitaliane

Questo libro è denso di dettagli e particolari, che si espandono persino nelle note e che danno ad un lettore che conosce già la storia di quegli anni spunti interessanti per ricostruire con più dovizia l’estremismo di destra. Puntualmente l'autore ricorda fatti di terrorismo rosso per ricordare un parallelismo che rende l'eversione di destra duale a quella di sinistra. Il libro di 191 pagine è una cronaca di fatti e nomi di 5 anni dal 1977 al 1992. La recenzione è lunga ma il grassetto vi può aiutare per una lettura più snella.

Giorgio Cingolani ci racconta che da famiglie di destra dove erano lontani i ricordi della retorica, trent’anni dopo la fine del fascismo, si accendono, tra giovani nati dopo il ‘55, i neo fascisti che macchiarono di sangue l’Italia tra la fine del 1970 e gli inizi del 1980. Gli albori dei NAR (Nucleo Armato Rivoluzionario) avvengono a seguito dell’omicidio del camerata greco Mikis Mantakas; è il 28 febbraio 1975, il giovane greco viene ucciso durante una manifestazione di fascisti missini scesi in piazza per assicurarsi che il tribunale condanni il presunto assassino dei due figli del dirigente missino Mario Mattei, arsi vivi nella loro abitazione di Primavalle data alla fiamme da dei comunisti. L ’imputato del duplice omicidio per cui i missini chiedono giustizia è Achille Lollo, di Potere operaio, ma i suoi compagni non credono alla sua colpevolezza e sono scesi in strada anche loro. Nelle vie di Roma avviene lo scontro dove in un agguato Mantakas viene ucciso da due comunisti subito individuati dalla polizia; Giorgio Almirante, segretario del MSI, invita “i giovani militanti a difendersi da soli”. Da qui in poi per le strade “comincia un lento stillicidio di violenza quotidiana” che caratterizzerà la destra giovanile per i prossimi anni. Le Br, “ossessionate dalla paura del golpe”, giustificavano la lotta armata per contrapporsi alle organizzazioni di destra radicale protagoniste della strategia della tensione; così i fascisti scesi in piazza per protestare contro il “rogo di Primavalle” giustificheranno una violenza spesso cieca in uno scontro duale con i comunisti. In alcune sezione del FUAN romano nascono i neo fascisti, che proseguono idealmente le politiche di Pino Rauti, caratterizzandosi per un rifiuto di tutto ciò che è borghese .

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Nel 1977 le rivolte giovanili portano una novità, non più uno scontro verticale tra destra e sinistra, ma orizzontale tra giovani e vecchi. Giovani ribelli che resteranno essi stessi divisi ma che si assomigliano persino nel modo di vestirsi e nel vivere il sesso, ragazzi che tuttavia non abbandoneranno la divisione violenta tra comunisti e fascisti. In risposta al Parco Lambro “nasce il primo Campo Hobbit”. Il ‘77 è l’anno del fallimento del comizio di Luciano Lama all’Università di Roma, il segretario della Cgil mandato per “saggiare le intenzioni della sinistra extraparlamentare sulla prospettiva politica di compromesso storico” viene costretto alla fuga dai manifestanti tra i quali partecipano un centinaio di appartenenti al Fuan. Il compromesso storico spaventa anche la destra populista che teme che il PCI manchi di contestare le responsabilità della dirigenza democristiana. Nelle sezioni del Fuan partecipano giovani che poi confluiranno nei Nar, tra essi i fratelli Fioravanti, Alibrandi, Anselmi, Carminati, De Francisci. Alcuni di essi diventano picchiatori e cecchini negli scontri con i comunisti, Walter Rossi viene ucciso da un colpo di pistola di Alibrandi. Gli scontri portano a nuove vendette trasversali e tafferugli con la polizia, Gianfranco Fini segretario nazionale del Fronte della gioventù, viene colpito da lacrimogeni. Intanto nel gennaio del 1978 Cossiga nomina due piduisti a capo dei servizi segreti, Santovito a capo del Sismi, Grassini a capo del Sisde. Ad Acca Larentia vengono assassinati due camerati e i carabinieri poco dopo uccidono il giovane missino Recchioni durante una manifestazione di protesta, le pistole ed i coltelli che già circolavano nella destra romana si scaldano ed insanguinano l’Italia: è l’inizio della lotta armata per molti militanti del Fuan. Roberto Scialba viene assassinato il 28 febbraio del ‘78 da quelli che presto inizieranno a firmarsi come i Nar.

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Nella spiegazione programmatica dei Nar Valerio Fioravanti dice che “Nar è una sigla dietro la quale non esiste un organizzazione unica” ogni gruppo fascista armato può usarla. In pratica però il gruppo costitutivo rimarrà nelle mani di Fioravanti mentre Bracci e Carminati, entreranno in contato con un’altra organizzazione eversiva nera “Terza posizione” (Tp) e “contestualmente stabiliranno contatti con la malavita organizzata”. La prima rapina del gruppo Fioravanti a danno dell’armeria dei fratelli Centofanti finisce con l’uccisione da parte del titolare di uno degli aggressori, a cadere a terra è Franco Anselmi il più grande del gruppo che conclude così “una vita dedicata all’anticomunismo militante”. Alibrandi, figlio di un noto magistrato romano, viene arrestato per altri motivi, è la sua seconda volta, poco dopo, ma subito rilasciato con una lieve sentenza. La sede del Fuan di via Siena 8 diventa la base dei Nar, a guidare il Fuan in quel momento è Dario Pedretti fidanzato con Francesca Mambro. Anche Alibrandi insieme a Carminati si avvicina a esponenti di spicco della banda della Magliana come Abbrucciati e Giuseppucci e per loro faranno servizi di riscossione crediti o da killer. I Nar iniziano le loro prime rapine e proseguono le loro azioni squadriste a danno dei comunisti restando però sempre all’interno del MSI. Contemporaneamente le Br rapiscono il presidente della Dc Aldo Moro e tra il gruppo di fuoco che ha ucciso la scorta “c’è anche Alvaro Lojacono, l’ex miltante di Potere operaio che tre anni prima a piazza risorgimento ha ucciso Mikis Mantakas”. Il popolo reagisce impedendo l’abrogazione della legge Reale votando no al referendum indetto dai radicali con il 75% dei voti. Le forze di polizia sembrano scarseggiare sia in numero che in competenza, Il Presidente della Repubblica Giovanni Leone si dimette e viene eletto come nuovo Presidente Sandro Pertini.

Il 1979 è un susseguirsi di attentati terroristici ben pianificati e preparati dai membri del Fuan come l’assalto a Radio Città futura dove però c’è “l’imprevisto” programma condotto da sole donne “Radio donna”, Fioravanti e la sua banda lanciano una molotov, le cinque donne cercano di fuggire dal fumo e dalle fiamme ma vengono crivellate alle gambe da colpi dei fascisti i quali nel comunicato le considerano delle “imbecilli” perché se pur secondo loro combattono lo stesso sistema, sono “colleghi”, lo fanno contrapponendosi ciecamente a loro. L’attentato secondo i Nar avrebbe dovuto far vedere la loro forza e ispirare una tregua con i comunisti al fine di convogliare le forze contro il nemico comune. Nonostante le rivendicazioni “di unione” con i comunisti gli Autonomi reagiscono assaltando le sedi del MSI in tutta la città. Il Fuan risponde con una manifestazione che finisce con scontri con le forze dell’ordine dove un giovane ragazzo, Alberto Giaquinto, viene ucciso dalla polizia. La polizia continua a fermarli ed arrestarli quattro di loro vengono presi con un auto rubata, tra loro Cristiano Fioravanti ed Alessandro Alibrandi, ma subito dopo vengono liberati. Lo Stato non li ha ancora inquadrati come “pericolosi terroristi”, forse perché dieci anni dopo le Br, nessuno si aspettava qualcosa di simile dal punto di vista criminale, se pur completamente diverso nell’organizzazione, da parte di estremisti di destra. Il 15 marzo una rapina ad un armeria viene rivendicata dai Nar, praticamente “c’è un po' tutto il Fuan”. Il grido di battaglia del gruppo è l’azione pericolosa ed esemplare fine a se stessa, la ricerca della lotta. Tuttavia presto molti esponenti del gruppo inizieranno a fare rapine, estorsioni ed omicidi per fini personali, intervallandoli ad attentati violenti ai comunisti. Nel ‘79 anche la mafia inizia un sanguinoso attacco allo Stato, ai giornalisti ed alle istituzioni che avrà un picco con l’omicidio di Piersanti Mattarella nel 1980. Alla fine del ‘79 però, causa la mancanza di veri legami ideologici ed organizzativi, il Fuan di Roma è diviso e in frantumi. Dario Pedretti viene arrestato il 5 dicembre, è armato quando viene fermato ma non reagisce ai militi che lo arrestano, la sua resa crea delusione tra i camerati. La Mambro legata sentimentalmente al Pedreti maturerà astio e odio verso il carcere che deve frequentare per vedere il suo uomo prima di lasciarlo per andare con Fioravanti fuori regione a Treviso in casa di Gilberto Cavallini.

Alla fine del ‘79 il FUAN di via Siena viene chiuso, il MSI con grande ritardo ammette di avere un cancro, Giorgio Almirante tuttavia da la colpa ai sovietici, secondo lui i NAR sarebbero manovrati dai russi. La destra estrema in realtà cerca di organizzare l’estremismo eversivo, cercando di indirizzarlo e manipolarlo spingendosi a supportare ideologicamente persino l’estremismo criminale di estrema sinistra. «Costruiamo l’azione» diventa quindi la nuova piattaforma di riferimento per l’eversione nera annovera tra i suoi fondatori ex membri di Ordine Nuovo e giovani terroristi tra cui Signorelli, De Felice, Calore, Aleandri. Signorelli lavora da sempre per organizzare un colpo di stato militare “giustificato” da caos e violenze incontrollate creato da quelle che in caso di presa del potere sarebbero dovuto diventare le Guardie della Rivoluzione, gli attentati sono il mezzo per disarticolare il sistema. Signorelli ha rapporti di collaborazione con Semerari uomo di legame con la Banda della Magliana. De Felice ha rapporti con Gelli e la P2. Calore è il braccio destro di Signorelli. Aleandri è invischiato negli attentati, spesso alle istituzioni, che già nel ‘78 colpiscono l’Italia. Interessante che dalle pagine del giornale con il nome del gruppo venga diffuso un vademecum su come gestire gli arresti e gli interrogatori, metodo che verrà spesso usato dai fascisti ed in particolare da Valerio Fioravanti: non rivelare niente che non sia stato chiesto, negare tutto anche l’evidenza, avere una falsa confessione ben preparata.

Gli attentati fatti da questo gruppo vengono rivendicati con la sigla Movimento Rivoluzionario Popolare, gli esplosivi, riveleranno successivamente Calore e Aleandri provenivano dal Veneto da Fachini uomo legato a Freda e ai servizi segreti.

Nell’estate del 1979 Signorelli viene arrestato e per un mese condividerà la cella con Valerio Fioravanti, fermato un mese prima a Ponte Chiasso. Successivamente Fioravanti conoscerà Calore e da qui nascerà una collaborazione con i Nar. Fioravanti si presta come killer per assassinare l’avvocato Arcangeli, colpevole secondo Calore dell’arresto di Concutelli. Tuttavia l’azione si risolverà in un disastro ed ad essere ucciso da Fioravanti è un ragazzo di ventiquattro anni, Antonio Leandri, colpevole di somigliare all’avvocato e si conclude con l’arresto di Calore e di altri tre complici la sera stessa; Fioravanti sfugge all’arresto perché utilizza un’altra via di fuga. Aleandri nel mentre viene rapito dalla Banda della Magliana per un reclamo di armi e fatto rilasciare per l’intervento dei Nar con l’intercessione di Carminati. Le maldestre azioni del gruppo portano con se la conseguenza della dissoluzione di «Costruiamo l’azione». Tuttavia alla fine del ‘79, dallo sviluppo di Lotta Studentesca, nasce un’altra organizzazione di eversione nera: Terza Posizione. È un organizzazione verticistica con a capo Adinolfi e Fiore e con riferimenti importanti come Freda. Le sue posizioni politiche, contro il sistema e per la rivoluzione, attraggono molti giovani di destra e da semplici azioni di volantinaggio si passa presto alla costituzione di un Nucleo operativo che ha specifici compiti militari, prima guidato da Nistri e poi, dopo la scoperta del covo di via Alessandria e l’arresto di Nistri e Di Mitri, viene presa in carico da Giorgio Vale, uomo dei Nar.

Il 6 febbraio del 1980 Fioravanti e Vale uccidono il diciannovenne agente di polizia Maurizio Arnesano a Roma davanti all’ambasciata del Libano per rubargli la mitragliatrice M12. Con il sodalizio di Cavallini, la base logistica a Treviso i rapporti con Terza posizione Fioravanti da vita ai nuovi Nar. In Italia intanto da una parte la politica chiede la pena di morte con Almirante, dall’altra una riduzione delle leggi speciali con in testa i radicali e le denunce di intellettuali quali Sciascia. I Nar proseguono le loro azioni tuttavia il clima si macchia di crimini di difficile identificazione politica come quello di un giovane studente di diciotto anni, Valerio Verbano, che aveva avuto uno scontro con membri di Terza posizione in precedenza, che era stato arrestato e sospettato però dai suoi compagni di aver collaborato con la polizia. La rivendicazione viene fatta a nome dei Nar ma tra i sospetti ci sono i suoi ex compagni. Episodi di ritorsioni simili, difronte ad atteggiamenti di pentitismo e di collaborazione con le forze dell’ordine, si riscontrano in altre città. Nel mentre anche la qualità della lotta al terrorismo migliora con la costituzione di una banca dati comune tra le forze dell’ordine sul terrorismo.

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Nel 1980 Francesca Mambro si unisce al gruppo di Fioravanti: Valerio l’ha tratta alla pari, non come la “luna”, che era la concezione fascista del tempo del rapporto uomo (sole) e donna (luna). Fioravanti è convinto che per fermare i reclutamenti di poliziotti è necessario attaccarli ed ucciderli, così il 28 maggio viene ucciso “Serpico” (Franco Evangelista) in un agguato dei Nar davanti al liceo Giulio Cesare. Il 23 giugno 1980 anche un magistrato che indagava sulla destra eversiva viene assassinato dai Nar, è Mario Amato della Procura di Roma. Il giudice, solo, senza scorta indagava sull’eversione nera (in passato aveva ordinato l’arresto di Paolo Signorelli) e aveva più volte denunciato lo scarso impegno dello Stato nella lotta a questi criminali: “Il magistrato impegnato in indagini sulla destra, rispetto al collega che indaga sulla sinistra, si trova ad operare in un’atmosfera molto meno affidabile sia nei rapporti con gli altri magistrati che nei rapporti con la polizia giudiziaria”. Amato si aggiunge alla lista dei magistrati uccisi in questi anni per lo più dai terroristi rossi delle Br e con la sua morte lo Stato applica una svolta nella gestione dell’eversione nera.

L’attacco allo Stato dei Nar e dei fascisti è solo all’inizio, il 2 agosto del 1980 è il giorno del più sanguinoso attentato terroristico della Repubblica Italiana. “L’esplosione distrugge la sala d’aspetto di prima e seconda classe, il centralino telefonico della stazione, la tettoia del primo binario: una tempesta di proiettili di pietra e ferro investe decine di passeggeri e il treno per Basilea.” 85 morti.

Pertini corre a Bologna a soccorrere una Nazione ferita, le forze di polizia e la magistratura, impreparate ed in ritardo fino a quel momento nella lotta al terrorismo nero cambiano passo.

L’attentato fascista è corale, partecipa tutta l’eversione nera, come spiega Aleandri, il terrorista di Costruiamo l’azione: “l’attentato […] è il punto d’incontro di frazioni ideologiche, […] l’attentato è un simbolo ed insieme il meccanismo di accorpamento di un ambiente eterogeneo.”

Alla fine di agosto la magistratura bolognese spicca oltre venti ordini di cattura, fra questi i professori Semerari e De Felice, Fachini, Fioravanti e Cavallini. Ovvero esponenti e personaggi collegati a tutte le organizzazioni di destra influenti in Italia in quel momento come Ordine Nuovo, i Nar, Terza posizione, la banda della Magliana, la P2 ed i servizi segreti. In risposta, qualche mese dopo, i servizi segreti e la banda della Magliana/Nar (tramite Pazienza e Carminati) cercheranno di far depistare le indagini facendo ritrovare una borsa contente esplosivo del tipo utilizzato nell’attentato con all’interno documenti stranieri di origine tedesca. Il 5 agosto con l’obiettivo dichiarato di non far credere i Nar coinvolti nella strage Fioravanti e i suoi rapinano un armeria a Roma. Il 9 settembre Valerio Fioravanti, in presenza di quasi tutto il suo gruppo al completo, uccide a sangue freddo Francesco Mangiameli, un professore membro di Terza posizione, ex ordinovista, amico e collaboratore di Concutelli questo in carcere per l’omicidio del giudice Occorsio. Secondo Fioravanti Mangiameli sarebbe stato, nel tentativo di far evadere Concutelli dal carcere palermitano di Luciardone, un complice infedele e ladro. Secondo i giudici, dopo anni di indagini, il vero movente dell’omicidio Mangiameli sarebbe stato quello di far tacere per sempre un testimone scomodo che sapeva troppe cose sui rapporti con Fioravanti e la P2, sul coinvolgimento dei Nar sulla strage di Bologna. Il messaggio di Fioravanti e dei Nar rivendicato in un volantino comunque è chiaro per chi come Fiore ed Adinolfi, leader di Terza posizione, avessero intenzione di macchiarsi di vigliaccheria. Comunque per la strage di Bologna la magistratura è riuscita a far condannare in maniera definitiva come complici degli esecutori Fioravanti e la Mambro, mentre i mandanti restano senza pena.

Il 2 ottobre i neo fascisti uccidono per errore Maurizio Di Leo un dipendente del giornale l’Espresso scambiato per il giornalista Michele Concina che pubblica articoli investigativi sull’eversione nera. Ma la polizia è sulle loro traccie, vengono spiccati cinquanta mandati di cattura per membri di Terza posizione, Ciavardini viene arrestato ed inizia a collaborare, Alibrandi ed altri fuggono in Libano per unirsi alla Falange, un organizzazione paramilitare. Fioravanti e la sua banda resiste al nord: i Nar uccidono il brigadiere Lucarelli alla periferia di Milano per sfuggire ad un controllo e compiono una spettacolare rapina a Treviso a danno di una ricca famiglia di gioiellieri. A gennaio del 1981 la Mambro e Fiorvanti sono a Padova. La banda ha dato in custodia le armi ad un padovano, Tricanato, il quale a sua volta le ha messe in un deposito di un suo amico che spaventato le ha gettate in un canale. Per recuperarle i Nar organizzano una missione con tanto di mute da sub. Durante l’operazione di recupero una pattuglia dei carabinieri allertata da dei residenti della zona del canale compie un’ispezione. I Nar crivellano di colpi i due carabinieri Luigi Maronese ed Enea Condotto che erano nell’auto pattuglia che vengono uccisi non prima di esplodere qualche colpo; nella sparatoria Valerio Fioravanti viene gravemente ferito ad una gamba, suo fratello Cristiano e la Mambro, convinti da Valerio, lo lasciano nell’appartamento dove sono fuggiti dopo lo scontro e chiamano il soccorso medico, Fioravanti viene salvato in extremis in Ospedale. Ad aprile del 1981 in diverse azioni le forze dell’ordine catturano esponenti fondamentali dei Nar come Sparti, De Francisci, Cristiano Fioravanti e Carminati.

In via Liszt, nei sotterranei della Direzione generale dei Servizi di igiene pubblica, alla fine del 1981 viene rinvenuto dalla polizia un arsenale appartenente alla banda della Magliana e ai Nar. La legge sul pentitismo mette alle corde le Brigate rosse, con la delazione di Peci vengono smascherati covi, arrestati e uccisi importanti membri. Anche a destra i muri scricchiolano e la paura di essere traditi sale alle stelle, si pensa che Cristiano Fioravanti stia collaborando, i Nar rimanenti si stringono intorno a Cavallini. “I magistrati si rendono conto che l’ambiente dell’eversione di destra è tutt’altro che impenetrabile, per la sua eterogeneità, per la sua inconsistenza ideologica, per le rivalità ed ambizioni personali che spesso prevalgono sul tanto mitizzato cameratismo, per il continuo passaggio di uomini da un gruppo all’altro.” I Nar, che nelle azioni vendicative e punitive hanno il loro fondamento, iniziano ad uccidere sospetti delatori come Pino De Luca, che aveva debiti con Alibrandi, o Luca Perucci, un ragazzo di Terza posizione interrogato più volte dai magistrati per la strage di Bologna. “Siamo i Nar, abbiamo chiuso per sempre la bocca ad un delatore” questa la rivendicazione dei neo fascisti. Anche Pizzarri, membro di Terza posizione, accusato di aver tradito dei camerati, viene assassinato. Intanto Alibrandi e Sordi sono rientrati dal Libano e riunitisi a Cavallini nel tentativo di uccidere una “spia” a Milano vengono intercettati da una volante della polizia, nello scontro a fuoco restano uccisi due agenti di polizia mentre un terzo resta ferito. Ma le battaglie con le forze dell’ordine non sono solo occasionali, il 21 ottobre in un agguato i Nar uccidono il capitano di polizia Francesco Straullu e la guardia scelta Ciriaco Di Roma, il capitano era accusato di essere troppo duro con i camerati durante gli interrogatori e stava investigando sulla banda della Magliana. Alibrandi, detto “Ali Babà” è sempre a caccia di vendetta e poliziotti, partito per assassinare il poliziotto Angelino che lo aveva arrestato anni addietro, non trovandolo, decide di sfogare la sua rabbia su una pattuglia della Polstrada. Sceso dall’auto, con l’intenzione di disarmare e derubare i poliziotti, mentre è in sosta con i suoi camerati si dirige verso la volante ed inizia a sparare contro i poliziotti, i quali, feriti, rispondono al fuoco ferendolo mortalmente prima di ripararsi nel vicino ristorante, Alibrandi resta a terra mentre i suoi complici fuggono sulla volante della Polstrada. Così muore il figlio del giudice Alibrandi che più volte è stato trattato con “il guanto di velluto” dalla magistratura romana.

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Dopo la morte di Alibrandi c’è il ferimento e l’arresto di Francesca Mambro nel 1982 che viene lasciata davanti ad un ospedale per essere curata. In libertà non restano molti. “Walter Sordi e Gilberto Cavallini sono rimasti con pochi altri correi, tutti braccati dalla polizia”. Le azioni si limitano a rapine per fare più soldi possibili. Sempre nel 1982 nel fronte opposto le Br iniziano ad ammettere la sconfitta ma un altro fronte si fa sempre più duro: la lotta alla mafia che in quell’anno uccide Pio la Torre ed il generale Alberto Dalla Chiesa, quest’ultimo inviato dallo Stato per combattere la mafia dopo essere stato uno dei protagonisti della lotta al terrorismo. Qualcuno uccide anche chi dell’eversione nera e dei suoi rapporti con la criminalità organizzata sa troppo come il piduista Semerari che viene trovato decapitato nella sua auto, la sua assistente viene uccisa a Roma con uno sparo in bocca. Semerari, in ottimi rapporti con la banda della Magliana, era stato inquisito anche per la strage di Bologna. La Digos è sulle tracce dell’ultimo Nar Giorgio Vale. Individuato si barrica in casa e come accertato dall’autopsia si spara un colpo in testa prima che i poliziotti riescano ad aprire la porta. Della sua morte viene accusato un camerata che avrebbe fatto la spia Carmine Palladino il quale viene giustiziato in carcere da Concutelli alcuni mesi dopo. Particolare importante è che Palladino era anche in procinto di collaborare con la magistratura per la strage di Bologna. Concutelli non è nuovo ad esecuzioni in carcere, anni prima insieme a Tuti aveva giustiziato l’ergastolano Ermanno Buzzi che voleva collaborare per la strage di Piazza della Loggia per cui era in prigione.

Nistri è uscito dal carcere nell’81 e dopo un periodo di sostegno esterno torna attivo inquadrandosi come capo nei Nar romani guidati da Sordi. Con il suo intervento gli ultimi Nar oltre che rapinare banche iniziano a rubare armi ai poliziotti, spesso le rapine finiscono in conflitti a fuoco od esecuzioni. Non mancano da parte dei neo fascisti l'esecuzione degli “infami” o traditori come quella di Mauro Mennucci a Pisa. La nuova avventura di Nistri dura poco, infatti poco dopo una sanguinosa rapina viene individuato ed arrestato. Sordi organizza uno spettacolare tentativo per farlo fuggire ma durante una rapina per procurare le armi necessarie in un armeria a Parigi la metà della sua banda viene arrestata, poco dopo grazia al pentimento di uno dei suoi Sordi viene arrestato. Lo stesso Walter Sordi diventerà un pentito e sarà lui, insieme a Cristiano Fioravanti, a dire del coinvolgimento di Valerio Fioravanti nell’omicidio di Pecorelli e Piersanti Mattarella, omicidi per i quali la magistratura non ha trovato prove certe per incolpare il terrorista nero. Gli ultimi Nar di prestigio vengono arrestati a Milano il 12 settembre del 1983, sono Cavallini e Soderini.

Nonostante i molti pentiti è mancato “il grande pentito” colui che avrebbe potuto ricostruire i momenti più delicati e le vicende interne dell’eversione nera. “È anche vero però, che il fenomeno eversivo di destra, dal ‘77 in poi, non ha avuto una singola regia, ma una partecipazione corale di diversi attori, tutti più o meno comprimari.”

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