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vicendeitaliane

“Hai visto che botto?”

Di certo Massimo Sparti, delinquente romano in affari con i terroristi neri dei NAR (Nucleo Armato Rivoluzionario) e la banda della Magliana, della strage di Bologna ne ha sentito parlare direttamente dagli autori materiali, ovvero Fioravanti Valerio e Mambro Francesca, di certo grazie alla testimonianza dello Sparti, che tra l’altro racconta che i due per l’attentato si erano travestiti da tedeschi, i due terroristi dei NAR sono stati condannati in relazione alla Strage della Stazione di Bologna del 2 agosto del 1980.


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Chi il botto l’ha visto e sentito sulla sua pelle è una superstite che per paura dei terroristi neri (gente vendicativa che non dimentica dice lei) non ha mai voluto testimoniare davanti ai giudici ciò che ha visto: ovvero due ragazzi dai tratti tipicamente italiani travestiti con degli abiti tedeschi e tirolesi, di certo fuori stagione. La signora ricorda inoltre che è arrivato un uomo che ha chiamato la coppia di giovani facendoli alzare, la superstite ha pensato: perché starsene al sole se non dovevano neanche prendere il treno; dopo dieci minuti è esplosa la bomba.

Nel 1982, la signora legge sui giornali che i terroristi potevano essere vestiti da tedeschi, così va a raccontare la sua testimonianza ai familiari delle vittime i quali la convincono a deporre davanti agli inquirenti. Durante l’interrogatorio effettuato dagli investigatori riconosce tra le foto segnaletiche Francesca Mambro come persona presente sulla scena, non sapendo però specificare esattamente la circostanza la signora dice che potrebbe essersi confusa; venti sette anni dopo, nonostante questa identificazione non sia mai stata approfondita dalla magistratura, oltre ai ricordi del volto associa al ricordo della donna travestita il seno prosperoso che coincide con quello della Mambro. La signora non ha voluto rilasciare il suo nome e ha sempre detto ai familiari delle vittime che per proteggere la sua famiglia non avrebbe mai testimoniato in tribunale.

È credibile la signora? Una persona terrorizzata che è stata ferita dalla bomba e ha rischiato di perdere sua figlia che era con lei quel giorno. Che interesse ha a mentire ai familiari delle vittime che hanno perso i loro cari, perché esporsi rischiando comunque ritorsioni da parte dei terroristi fascisti?

La signora è un tassello in più che si aggiunge al mistero intorno alla Strage del 2 agosto dove persero la vita 85 persone: uomini, donne, bambini per lo più in viaggio per raggiungere casa o il luogo di villeggiatura.

Riccardo Bocca, autore del libro, non fa mistero della sua empatia per i familiari delle vittime e della sua convinzione che qualcuno cerchi di nascondere la verità, quel poco che è emersa, per ricreare l’ennesimo caso in cui una strage fascista finisca senza colpevoli certi.

Francesco Cossiga presidente del Consiglio nel 1980 dapprima convinto sostenitore della pista nera, negli anni, grazie a suggerimenti per lo più provenienti da membri dello Stato associati alla P2 che lui stesso ha permesso facessero carriera, cambia idea e arriva a chiedere scusa al MSI per le sue accuse. Cossiga se pur autorevole è credibile?

Resta irrisolto il problema della rivendicazione fatta dai NAR. Ce n’è anche un’altra fatta dalle Br che però poco dopo viene confutata con una telefonata registrata ad una radio dove un brigatista con qualche bestemmia e minaccia nega il coinvolgimento dei brigatisti all’eccidio.

Bocca cerca di partire dai due terroristi accusati della strage, dai due che pochi giorni prima della bomba della Stazione di Bologna avevano fatto assassinare da un loro sodale il giudice Amato, i due che da anni si dichiarano innocenti e vittime della giustizia, i due che per evitare il carcere e confondere gli investigatori in più occasioni hanno mentito e manipolato gli investigatori. Il giornalista dell’espresso dopo aver studiato le loro vite parte con in mente le parole di Enzo Biagi che definisce la Mambro il personaggio più sconvolgente che ha incontrato in 50 anni di carriera. L’intervista di Bocca però dura poco perché i due terroristi credendo da prima che il giornalista volesse raccontare la loro versione cambiano subito atteggiamento appena capiscono dove il reporter vuole arrivare e dalle loro dichiarazioni non esce niente di interessante.

Il libro quindi apre le porte a dubbi e circostanze sottovalutate, anomale. L’autore ci ricorda brevemente la storia dell’eversione nera e cita il Vademecum del terrorista nero: “ Negate sempre!”. Misteriosa è la testimonianza di un fascista da quattro soldi, Vettore Presilio, che per avere sconti di pena poco prima della strage dice di essere a conoscenza di un clamoroso attentato che a breve i fascisti faranno. Presumibilmente, ma mai provato, tale informazione sarebbe arrivata da un suo vecchio conoscente camerata in cella con lui in quei giorni, tale Roberto Rinani. Ascoltato dagli investigatori Presilio solo dopo il 2 agosto verrà preso in considerazione dai magistrati oltre che accoltellato in carcere da dei detenuti forse per farlo tacere. Questo episodio non è altro che il sottolineare di “un susseguirsi di occasioni perdute, segnalazioni non approfondite e collaborazioni mai avviate”.

Un capitolo del libro è dedicato a Francesco Mangiameli, detto Ciccio, professore siciliano, esponente di spicco di Terza posizione che viene ucciso a sangue freddo da Valerio Fioravanti il 9 settembre del 1980, attirato in una trappola da un camerata. Mangiameli che a seguito di un articolo apparso sull’Espresso si sente collegato ai NAR dal colonnello Amos Spiazzi (un tale “Ciccio” viene indicato intermediario e facilitatore dei NAR), dopo un incontro nel luglio del 1980 con Fioravanti e la Mambro in Sicilia dove i tre sembrano non condividere alcune posizioni il 2 settembre ad un mese dalla strage decide di nascondersi a Cannara in provincia di Perugia con la sua famiglia. È credibile pensare che per futili motivi economici, come sostiene Valerio Fioravanti, un leader fascista come Mangiameli caro amico del temuto e venerato Concutelli sia stato ucciso dai NAR? Si può ipotizzare invece chi sia stato ucciso da Valerio perché sapeva troppo sulla Strage? A rispondere sono i camerati di Terza posizione siciliani che in un documento a due giorni dalla morte del loro capo legano l’omicidio di Mangiameli alla sua contrarietà a “l’ignobile strage”. La sua condanna a morte è stata dettata dal colonnello Amos Spiazzi quando ha citato il suo nome nell’intervista all’Espresso? A rispondere è lo stesso Spiazzi “Desideravo che qualcuno lo fermasse, quell’uomo”. Ricordiamo che Spiazzi è stato coinvolto in indagini riguardanti la Rosa dei Venti, il golpe Borghese, Gladio, le stragi alla questura di Milano, di piazza della Loggia e di Brescia.

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Secondo alcuni il mandante della strage di Bologna è Licio Gelli, il Venerabile Maestro della P2, cosa però mai provata. Di certo Gelli e la P2 hanno fatto di tutto per inquinare le indagini, etichettando la magistratura “rossa” se non credeva ai loro depistaggi e prodigandosi con fascicoli e false informazioni sulla strage, famosa la pista libica. Le prime indagini dei servizi furono affidate ad Elio Cioppa tessera numero 1890 della P2, ma non è una sorpresa perché all’epoca “piduista è il capo del Sisde Grassini. Piduista è il numero uno del Sismi Giuseppe Santovito (tessera 1630). Piduista è il capo dell’Ufficio controllo e sicurezza del Sismi Pietro Musumeci (1604). Piduista è Walter Pelosi, responsabile del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di sicurezza). E a questo nucleo va aggiunto Francesco Pazienza,” anche lui piduista (per sua ammissione vicino alla CIA, il “successore” designato dagli americani a Licio Gelli) incaricato da Santovito di svolgere attività fuori dal controllo delle verifiche interne del Sismi. Evidentemente anche Cossiga che li ha nominati (per sua volontà o no) non fa una bella figura.

Ma che rapporti ha Valerio Fioravanti con la P2? Secondo Mauro Ansaldi, estremista nero, il collegamento con Gelli e lo spietato terrorista dei NAR è Signorelli legato a Semerari e quindi alla banda della Magliana a sua volta legata ai NAR grazie a Massimo Carminati. Il neo fascista Zani afferma “che Fioravanti aveva ucciso il giornalista Pecorelli per ordine di Signorelli, e aveva accettato di divenire il killer della P2”.

L’accusa al processo ha provato a dimostrare la sua tesi: un attentato con il fine di destabilizzare il sistema democratico per permettere alle forze di estrema destra dirette dai membri della P2 e fiancheggiate dal braccio armato dell’eversione nera di salire al comando dell’Italia. Tesi già difficile da dimostrare in un libro figuriamoci in un processo penale.

Alla fine verranno condannati come esecutori soltanto i NAR guidati da Fioravanti e Mambro e tutto si regge sulle parole di un testimone, un malavitoso romano, Massimo Sparti, la cui credibilità è stata messa a dura prova e sotto un finissimo vaglio ma che ne è uscita indenne.

I presunti mandanti (la P2 di Gelli, Pazienza, Musumeci, Belmonte) saranno tutti assolti come gli intermediari (membri di Ordine nuovo Signorelli e Facchini e esponenti di Avanguardia nazionale quali Delle Chiaie, Tilgher, Giorgi, De Felice, Ballan). Anche alcuni dei presunti esecutori verranno assolti come Sergio Picciafuoco (sicuramente presente il giorno della strage alla stazione di Bologna ma per caso secondo i giudici) e altri fascisti eversivi. L’assoluzione di Picciafuoco non convince il giornalista e rattrista i familiari delle vittime che difronte alle provate bugie sostenute da Picciafuoco, da improbabili coincidenze non ultima la sua presenza il giorno della strage alla Stazione di Bologna, alla vicinanza di questi con Terza posizione ed il fascismo eversivo, la presunta conoscenza di Mangiameli, al suo viaggio in Sicilia alla vigilia della strage nel periodo in cui Fioravanti e la Mambro erano da Mangiameli.
Tutta un’altra storia è dunque l’innocenza di Fioravanti e la Mambro per la strage di Bologna sostenuta da autorità come Cossiga, giornalisti, ex terroristi di sinistra. Come tutt’altra storia la ricostruzione fatta dalla commissione Mitrokhin presieduta da Paolo Guzzanti e voluta dal secondo governo Berlusconi (uomo della P2). Secondo la commissione infatti la strage sarebbe stata compiuta da terroristi palestinesi perché indispettiti dell’arresto di un loro militante, sempre secondo la commissione l’Italia avrebbe avuto un patto con i terroristi palestinesi ai quali si consentiva di poter far transitare armi ed esplosivi in Italia in cambio di essere risparmiata da attentati nel suolo italiano. Un patto che sarebbe saltato con l’arresto di Abu Anzeh Saleh condannato proprio per traffico di armi in Italia. Ad eseguire l’attento sarebbe stato un certo Kram e una cellula del gruppo Carlos, secondo la commisione Kram era presente a Bologna il giorno dell’attentato. Una presenza che se sembra conclusiva e rilevante per chi vuole trovare un colpevole diverso da quelli emersi dalle indagini dei magistrati bolognesi stona con il fatto che un esperto falsificatore come Kram, venuto in Italia per iscriversi all’Università per stranieri di Perugia, lasci la sua patente alla reception di un albergo il giorno prima di compiere una strage.

A sostegno di questa tesi oltre che la presenza provata di Kram in un albergo di Bologna c’è solo qualche pizzino postumo di venti anni dei servizi segreti italiani.

Cossiga che di depistaggi, pasticci e menzogne per proteggere segreti di Stato rilevanti è maestro difende a spada tratta i “bravi ragazzi che gli vogliono bene” Mambro e Fioravanti e dice sicuramente a ragione: “Tutto è stato pasticciato, e i mandanti non si troveranno più”.

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